Parigi ricorda il “Metz Yeghern” degli Armeni

Parigi ricorda il “Metz Yeghern” degli Armeni

Una importante mostra a Parigi ricorda che, tra il 1915 e il 1916, mentre infuriava la Prima Guerra Mondiale, l’Impero turco la messo in atto quello che è considerato come il primo genocidio della modernità.

Dopo 106 anni Parigi e la Francia ricordano il “Metz Yeghern”, il “grande male”, lo sterminio degli armeni cristiani per mano dei turchi. Con una grande mostra, “Le Gènocide des armèniens de l’Empre ottoman”. Una rassegna importante. Per più motivi. Innanzitutto per il tema e il luogo: una memoria a lungo relegata all’interno della diaspora armena, custodita dai religiosi e dagli intellettuali e rivendicata in solitudine dalla fragile repubblica di Erevan, si dispiega significativamente nel Memoraile della Shoah di Drancy, un luogo fortemente simbolico. Due terribii tragedie del Novecento, il secolo crudele,si specchiano e si integrano in un percorso finalmente condiviso di dolore e di ricordo. Un cerchio che si chiude su un dato forte e per nulla scontato, poiché per tanto, troppo tempo dell’olocasto armeniom l’”Aksor”, pochissimo si è parlato e poco si è studiato e approfondito. Dovere ricordare il monito che suggerisce come l’indifferenza è l’anticamera della rimozione, la premessa dell’oblio.

Armenia. Un fazzoletto incastonato tra Asia ed Europa, stretto fra tre grandi inmperi: quello romano, bizantino, quindi ottomano, e oggi turco; quello zarista poi sovietico e russo; i regni persiani e oggi lo Stato iraniano sciita. Una posizione scomodissinma. Una piccola patria tra tre imperi. Montagne altissime coperte da foreste, monasteri simili a fortezze, altopiani impreziositi da grandi laghi, colline decorate da vigneti, città e borghi in cui le brutture sovietiche convivono accanto a splendide architetture medievali, deliziosi ristorantini, che offrono una magnifica cucina. Sullo sfondo il mitico monte Ararat, il luogo dove si adagiò l’Arca alla fine del diluvio.

La comunità armena riuscì a prosperare anche all’interno dell’Impero ottomano sino a metà dell’Ottocento. Il declino dell’autorità del Sultano, garante ‘sui generis’ delle minoranze, aprì la strada ai fautori della pulizia etnica.

Nel 1912 fu fondata l’associazione dei “Turk Ocaklari” (Focolari turchi), destinata a ridestare l’orgoglio patriottico, e cominciarono a diffondersi più vasti ideali panturanici, miranti ad unificare tutti i popoli di origine turca dal Mediterraneo sino all’Asia centrale.

Nel 1902 Mussolini espresse il suo sdegno per quanto stava avvenendo in Anatolia: “… questi particolari all’alba del XX secolo dovrebbero sollevare in tutte le anime sensi di raccapriccio, passano inosservati o quasi, come episodi di secondaria importanza”.

Il muro di silenzio ha iniziato a incrinarsi solo il 18 giugno 1987 quando il Parlamento Europeo ha infine riconosciuto il genocidio ponendo,i noltre, quale precondizione all’adesione della Turchia alla Comunità Europea il riconoscimento dello sterminio.


L’exposition

Précurseur des violences et crimes de masse du Xxe siècle, le génocide des Arméniens continue malgré tout de faire l’objet d’un déni.

Dans le contexte propice de la Première Guerre mondiale, le gouvernement dictatorial et ultranationaliste du Comité Union et Progrès, à la tête de l’Empire ottoman, a mis en œuvre la destruction systématique et planifiée de ses citoyens arméniens : arrestation et exécution des notables de la capitale et des grandes villes, massacres des hommes adultes et des conscrits, déportation de la population civile vers les déserts de Syrie et de Mésopotamie, élimination des survivants de ces marches de la mort dans les camps de concentration où on les avait regroupés. D’avril 1915 à décembre 1916, entre 1 200 000 et 1 500 000 Arméniens ont été assassinés. Interdits de retour par la République turque, les rescapés et leurs descendants forment aujourd’hui une diaspora mondiale, principalement en Russie, aux États-Unis, au Moyen- Orient et en France.