Presentato il volume “Per Gianni Brera l’Arcimatto” uscito con il patrocinio del PANATHLON in occasione del trentennale della scomparsa. L’iniziativa a cura della Fondazione Levi Pelloni
All’incontro, introdotto da Pino Pelloni e Adalberto Scemma sono intervenuti Alberto Brambilla, Giuseppe Smorto, Fabrizio Gabrielli, Claudio Rinaldi, Piero Faltoni e Enza Di Giovanni. L’evento ha avuto luogo a Roma lo scorso 20 maggio nella Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto, la Biblioteca della Camera dei Deputati.
Grande protagonista della letteratura del secolo scorso, Brera viene riproposto oggi anche nelle Università per farlo uscire dall’oblio e studiarlo con la medesima attenzione che si deve ai classici.
Nel volume, che Adalberto Scemma ha curato insieme con Alberto Brambilla per la collana “La coda del drago” (Edizioni Zerotre, 18 euro), sono presenti in gran parte testi inediti, alcuni dei quali di evidente rilievo filologico, ma vi figura anche un’ampia sezione dedicata a testi che appartengono alla parte ufficiale della storiografia breriana e che conservano tuttavia una patina di attualità non intaccata dal tempo.
Oltre agli interventi dei due curatori, “Per Gianni Brera l’Arcimatto” allinea i contributi di penne autorevoli del giornalismo e della letteratura sportiva: Ferdinando Albertazzi, Mino Allione, Andrea Aloi, Alberto Brambilla, Vladimiro Caminiti, Massimiliano Castellani, Sebastiano Catte, Gino Cervi, Paola Colaprisco, Piero Faltoni, Vittorio Feltri, Gigi Garanzini, Mariella Gini, Sergio Giuntini, Filippo Grassia, Antonio Lanza, Gilberto Lonardi, Lorenzo Longhi, Andrea Maietti, Beppe Maseri, Gianni Mura, Gianluca Oddenino, Marco Pastonesi, Darwin Pastorin, Salvatore Piconese, Raffaele Pompili, Massimo Raffaeli, Claudio Rinaldi, Adalberto Scemma, Mario Sconcerti, Mario Sicolo, Giuseppe Smorto, Gianni Spinelli e Luca Urgu.
“Un linguaggio talmente “al di là” di ogni convenzione da far ritenere paradossalmente che Brera abbia finito per uccidere il giornalismo sportivo: impossibile andare oltre se si coniugano libertà espressiva e conoscenza approfondita dell’aspetto tecnico – ha osservato Adalberto Scemma. Non a caso Gianni Mura ha scelto un neologismo per indicare la generazione successiva dei giornalisti: i “Senzabrera”. Ed è altrettanto significativo che proprio i “Senzabrera” si considerino oggi, al tempo stesso, anche “Senzamura”. Con un assist per ragazzi delle ultime generazioni, condannati anche a causa di ormai scarnificate letture a vivere un eterno tempo presente: evitare che i “Senzabrera” e i “Senzamura”, se non viene tramandata la lezione anche etica di chi li ha preceduti, finiscano per diventare “Nientebrera” e “Nientemura”.
“Nessuno spazio allo stupore – prosegue Scemma: basti verificare quanto il ricordo di giganti della letteratura anche sportiva come Dino Buzzati, Giovanni Arpino o Luciano Bianciardi appaia ormai sbiadito per la mancanza di voci critiche incapaci di usare lo strumento essenziale della conoscenza: il confronto. Un confronto che risulterebbe mortificante per gli scrittori prodotti con il pastamatic del cosiddetto Gotha letterario di oggi. Anche per questo iniziative come quella proposta in una sede istituzionale dalla Fondazione Levi-Pelloni vanno riguardate con lungimirante attenzione.”